Roma, metro verso il baratro: dai biglietti ai tornelli i creditori dicono stop

Le erogatrici hanno quasi finito le scorte e nessuno ritira i soldi. A breve si interromperà la manutenzione dei cancelletti. Cotral e Trenitalia fuggono da Metrebus. Intanto Atac assicura: "Garantiremo tutti i servizi" - A noi pare curioso che in pochi giorni e tutti insieme i fornitori di Atac abbandonino la nave che non è da oggi che sta affondando



Da Repubblica

La linea metropolitana di Roma è prossima al collasso. Ignorati dall’azienda e schiaffeggiati dalla soluzione del concordato in bianco scelta dal Campidoglio, i fornitori hanno mantenuto la promessa, incrociando le braccia e obbligando Atac ad affrontare il peggiore degli scenari possibili.

Mentre le prime stazioni cominciano a segnalare criticità, quello che attende i viaggiatori a un orizzonte temporale brevissimo sono tornelli chiusi, macchine emettitrici di biglietti fuori servizio, maglie della sicurezza allentate.

Atac in una nota assicura che "garantirà tutti i servizi nelle stazioni metro, dalla manutenzione dei tornelli a quella delle emettitrici dei biglietti. L'azienda infatti è in costante contatto con i fornitori per individuare le soluzioni più efficaci per coniugare le loro aspettative con le esigenze del servizio", e che "non esiste alcuna emergenza relativa alla disponibilità di biglietti e sono stati già individuati i modi per assicurare la continuità delle forniture".

La Mecstar (società che stampa i titoli di viaggio) interromperà tra pochi giorni le consegne; la Sipro, azienda che gestisce le Macchine emettitrici di biglietti (Meb), ha interrotto il caricamento di nuovi titoli e lo svuotamento del denaro cash depositato nelle apparecchiature; e il consorzio responsabile della manutenzione dei tornelli, che permette ad Atac di calcolare con precisione gli incassi, ha accorciato i tempi previsti per l’interruzione del servizio portando così l’azienda a perdere il controllo sui ricavi a breve.

Le criticità si sommano e l’imperativo nella sala di controllo di Atac, che monitora il funzionamento delle stazioni della metropolitana di Roma, è mettere una pezza per evitare il peggio.

Questo è stato fatto ieri quando il rischio di un tilt delle Meb è stato momentaneamente scongiurato attraverso un’operazione meccanica, alzando il galleggiante interno alle macchine e aumentando la capacità del serbatoio che raccoglie il denaro. Una soluzione posticcia che rischia di saltare già tra oggi e domani, quando alcune delle stazioni più affollate (Termini, Barberini, Bologna) potrebbero vivere momenti di caos.

Lo sanno ai piani alti di Atac dove il top management ha ben chiara la gravità dello scenario al punto da averne calcolato l’impatto economico. Il blocco parziale dei sistemi di emissione e vendita dei biglietti potrebbe infatti causare in pochi giorni mancati incassi per diversi milioni di euro. Tanti soldi che si sommano alle perdite già cristallizzate nel bilancio 2016, che hanno portato l’azienda a un passo dal crac.

Adesso il problema principale è garantire la continuità del servizio, senza tagliare le garanzie essenziali (come già fatto con le misure antiterrorismo venute meno dopo il mancato pagamento dei debiti ad una delle imprese che si occupa della security nelle stazioni) ma soprattutto evitando il caos tra i viaggiatori. Lo scenario purtroppo è nero: nei giorni scorsi alcuni tornelli sono stati già chiusi e molti altri rischiano di saltare nelle prossime ore.

Tutto questo mentre Cotral e Trenitalia, partner di Atac nel consorzio Metrebus e soci nella gestione e vendita del biglietto unico, stanno lavorando giorno e notte per sganciarsi dall’azienda romana. Rispetto a quanto fatto in passato, Cotral ha cominciato a vendere autonomamente i propri biglietti e – secondo i calcoli interni al gruppo – incassa già oggi 30mila euro al giorno (pari a 10 milioni l’anno), una cifra destinata ad aumentare in modo significativo una volta che la rete vendita Cotral sarà pienamente operativa. Trenitalia sta facendo di più perché – prima di avviare la vendita in grande stile – è impegnata nell’ammodernamento di tutti i suoi presidi sulle ferrovie regionali, in modo da essere operativa ed efficiente al più presto.

Le due aziende si muovono all’unisono, e sotto l’ombrello di una regia più ampia gestita sotto il controllo della Regione che, per rispondere alle richieste della legge Madia e per salvare il trasporto regionale dalla crisi di Atac, non può far altro che sposare una soluzione alternativa a quella esistente e capace di rendere indipendenti dalla municipalizzata gli altri due operatori del settore. Atac resta incatenata al concordato in bianco.

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