La cultura della legalità

Credo sia il caso di dire due parole sulla gestione dei tornelli tipo stadio utilizzati in alcune stazioni della metro di Roma ed in una della Roma-Lido – Lido Nord – e di come appaia invece la gestione del quotidiano.

romainmetro Qualche tempo fa avevo raccolto varie opinioni degli utenti riguardo i nuovi tornelli da stadio nei post “Le sbarre alla stazione Parte 1 e Parte 2” dove erano rappresentate più o meno tutte le opinioni. Adesso le “sbarre” sono una realtà.

A questo punto volevo aggiungere al coro la mia non richiesta opinione: “fino a che non si cambierà la cultura, nessun tornello fermerà l’evasione”. Parlo della cultura della legalità dentro e fuori dall’Atac, diciamo un senso civico che ormai pare non esistere più, il fondamento del mio pensiero è: usufruisco di un servizio e lo pago. Punto.

Prendo in prestito le parole di Romainmetro – dal quale ho preso anche la copertina di questo post

Servivano spese del genere per combattere gli evasori? Sono spese inutili, hanno dipendenti con le braccia conserte e bilanci in negativo. L’evasione va combattuta con controllo su territorio, perché se non saltano i tornelli fanno i trenini

Cito qualche episodio ad esempio: lunedì scorso sula Roma-Lido a Casal Bernocchi alle 7.30 di mattina la stazione era impresenziata ed uno dei due tornelli era aperto, ma anche fosse stato chiuso non sarebbe cambiato nulla, si entrava alla grande. Sempre lunedì e sempre sulla Roma-Lido a Lido Centro ho saputo che c’erano più trenini ai tornelli che sui binari. Per finire nel pomeriggio a Castro Pretorio ancora un tornello aperto e l’addetto che guardava da un’altra parte.

In conclusione è il controllo sul territorio (autobus compresi) che fa la differenza, non vuoti strumenti aggirabili con poche difficoltà, ma servirebbe un’azienda che ha interesse per il suo lavoro ed il suo bilancio, cosa che Atac adesso non pare avere.

Per quanto riguarda gli utenti… il biglietto si paga, disservizi o meno, perché l’Italia non diventerà mai un paese normale se noi non consideriamo la cosa comune come cosa che tutti noi dobbiamo difendere e curare.

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