#regiodecretonuntetemo - La legge che ci salverà


Mentre giungono notizie che a Bernocchi l'ascensore è rotto again, rifletto sul fatto che non si possano fotografare i disagi vari - Ma c'è una legge che vi salverà - Leggete questo articolo con avidità e vedrete che se farete foto col Codice Penale in mano, nessuno potrà dirvi alcunchè... in caso contrario Rebibbia (lato carcere) - Cito testuale: "Purtroppo non sempre s'incontrano interlocutori validi..."

Curiosità, timore, eccitazione per la partenza, la prospettiva di nuove esperienze oppure, all'opposto, calma, serenità, sicurezza per il rientro a casa, il recupero delle proprie abitudini e delle persone care: le stazioni ferroviarie sono da sempre luoghi capaci di suscitare grandi emozioni.

E tutti, prima o poi, hanno desiderato scattare qualche fotografia in ricordo.

Ma c'è un problema: alcune leggi tutt'ora vigenti in Italia, retaggio della seconda Guerra Mondiale, affermano il divieto di fotografare stazioni e treni.

La questione si fa ancor più delicata oggi, dopo decenni di strategia della tensione e di terrorismo organizzato (non si sa bene da chi).

Vediamo come stanno le cose in realtà e come scattare le fotografie che giustamente meritano, testimonianze costruttive della nostra vita e del nostro Paese.

Milioni d'italiani si spostano in treno durante le vacanze oppure adoperano la ferrovia per lavoro, quotidianamente.

I treni sono il luogo ed il momento del viaggio, un'occasione particolare di scoperta, d'incrocio e d'incontro di tante persone diverse; e le stazioni sono posti sempre nuovi, in continuo movimento, con quel misto di attrazione speciale, in bilico fra la meccanica da officina e l'aura romantica che i treni hanno da sempre ispirato.

E' naturale che il turista medio, così come qualsiasi appassionato di viaggi e di fotografia, trovi valide occasioni e voglia poter scattare alcune immagini nelle stazioni.

A maggior ragione quando le stesse (molte, in Italia) sono di particolare pregio ed interesse architettonico.

La legge che vi fermerà

Il Regio Decreto n.1161 emanato nel lontano 1941 (quando l'allora Ministero della Guerra era da anni impegnato su tutti i fronti in un conflitto mondiale disastroso) mirava a contenere qualsiasi attività di spionaggio, divulgazione, sabotaggio, sovversione.

Uno dei punti previsti nel decreto era l'assoluto divieto di fotografie di obiettivi strategici e militari, ivi comprese le stazioni ed i convogli ferroviari.

Si trattava di una necessità comprensibile, nel corso di una Guerra Mondiale.

La cosa divertente è che quel decreto, oggi, è ancora in vigore (sic!).

Di conseguenza, l’effettuazione di riprese in ambito ferroviario è ancora fortemente controllata e limitata, nonché subordinata ad una specifica autorizzazione da richiedersi preventivamente.

La norma che vi salverà

Molti anni dopo la fine della guerra, per aggiornare l'oramai assurda situazione normativa relativa a riprese filmate e fotografiche, il Ministero dei Trasporti ha emanato il 23 gennaio 1969 una circolare ufficiale che definitivamente liberalizza le semplici riprese fotografiche, fatte laddove tutti i viaggiatori possono quotidianamente transitare, ossia dove è ovvio che non si possa parlare di segreti militari.

Ad ulteriore aggiornamento, la Direzione Generale delle Ferrovie dello Stato ha emanato il 15 giugno 1990 un'altra circolare ufficiale, nota a tutti come REM90, in cui si confermano le norme precedenti e si specifica testualmente che

Non sono soggette alla suddetta preventiva autorizzazione le riprese che siano effettuate in ambito FS normalmente accessibile al pubblico, nel rispetto di tutte le seguenti prescrizioni:
a. con apparecchiature utilizzate a mano;

b. senza creare intralcio all’esercizio ferroviario;

c. senza impegnare personale, mezzi e materiali dell'Ente.

Tutto a posto, quindi?

Neanche per sogno: le norme vanno conosciute, interpretate, applicate.

Purtroppo non sempre s'incontrano interlocutori validi: complice a volte una scarsa preparazione generale, cui magari si coniugano caratteristiche personali non di spicco, banale menefreghismo e un diffuso senso di disprezzo umano e civile per il prossimo, il risultato è che, a dispetto delle migliori e più oneste intenzioni, occorre regolarsi come se si vivesse in una piccola giungla, pronti ad evitare e/o a difendersi da antipatiche aggressioni.

Ricordando sempre, come suggerisce il video proposto in apertura, che un po' di buonumore non guasta mai.

Cosa fare, in pratica, punto dopo punto




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